Nel contesto industriale moderno, la security assume un ruolo sempre più strategico nella tutela degli asset aziendali, della continuità operativa e della reputazione d’impresa. Per un plant manager, la gestione efficace della security non è solo una questione di conformità normativa, ma una leva di competitività e risk management essenziale contro minacce quali furti, sabotaggi, intrusioni e spionaggio industriale.
Tuttavia, gestire la security con successo significa, prima di tutto, misurarla. Senza indicatori chiari e condivisi, il rischio è di affidarsi a percezioni soggettive o a interventi dettati dall’emergenza più che da una logica di prevenzione strutturata. Ecco perché la definizione e il monitoraggio di KPI – Key Performance Indicator – dedicati alla security è una pratica fondamentale per ogni Direttore di stabilimento realmente orientato alla protezione del proprio stabilimento.
L’importanza dei KPI di security
I KPI di security permettono di valutare con oggettività l’efficacia delle misure adottate, stimare il ritorno degli investimenti in sistemi e servizi di sicurezza, e migliorare costantemente la capacità di risposta rispetto a scenari di minaccia reali o potenziali. In assenza di dati, ogni scelta diventa arbitraria; con la giusta dashboard di indicatori, invece, il plant manager può dimostrare risultati concreti e pianificare evoluzioni mirate nella strategia di security.
Ma quali sono, concretamente, i KPI che contano davvero in un impianto industriale? E perché è importante monitorarli con regolarità?
I principali KPI di security per il plant manager
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Numero di tentativi di accesso non autorizzato rilevati
Un dato fondamentale per valutare la vulnerabilità del sito. Ogni tentativo intercettato da sistemi antintrusione, controllo accessi o dal personale di vigilanza segnala punti critici da rafforzare. -
Tempo medio di risposta agli allarmi
Indica l’efficacia del sistema di security (guardie, supervisori, centrali operative) nell’intervenire su situazioni potenzialmente pericolose. Un tempo di risposta celere riduce in modo significativo il rischio di danni, furti o aggressioni. -
Numero di eventi security gestiti senza escalation
Corrisponde a tutte le situazioni (anche minori) risolte senza incidenti gravi, grazie all’intervento tempestivo dei servizi di vigilanza o all’utilizzo di tecnologie (videosorveglianza, controllo remoto, ecc.). Misura la capacità di contenere gli eventi prima che diventino crisi. -
Efficienza del controllo accessi
Rappresenta la percentuale di accessi tracciati e autorizzati rispetto al totale degli ingressi tentati. Può essere calcolata sulla base dei report dei sistemi elettronici e dei registri cartacei, dando un parametro diretto della tenuta della barriera di ingresso. -
Numero di audit o simulazioni di intrusione effettuati
Un plant manager proattivo promuove test periodici (penetration test fisici, audit, esercitazioni con le guardie) per valutare i punti deboli della security. La costanza di questi test e le azioni correttive attuate sono un KPI di maturità evoluta. -
Valore delle perdite patrimoniali dovute ad atti illeciti
L’obiettivo è ovviamente tendere a zero, ma monitorare il valore delle perdite (merci rubate, danni a infrastrutture, interruzioni operative dovute a intrusioni) permette di valutare concretamente il ritorno degli investimenti in security. -
Tempo di inattività causato da eventi di security
Misura, in minuti o ore, il fermo della produzione dovuto a eventi come evacuazioni, sabotaggi, furti o gestione di crisi. Un calo di questo indicatore nel tempo segnala una strategia di security efficace.
L’integrazione con la strategia aziendale
I KPI di security devono essere parte integrante della reportistica direzionale insieme ai dati economici e produttivi. Un Responsabile di stabilimento informato presenta periodicamente questi numeri alla Direzione, coinvolgendo anche il reparto IT (per la security digitale) e l’HSE (per la sinergia con la safety dove necessario).
Il monitoraggio continuo consente inoltre di giustificare investimenti in tecnologia (videosorveglianza intelligente, sistemi anti-intrusione, badge biometrici) e in servizi di security avanzati.
Il ruolo della vigilanza privata nella misurazione dei KPI
Una partnership con un istituto qualificato come G4 Vigilanza S.p.A. è strategica:
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I servizi di piantonamento, controllo accessi, pattugliamento ispettivo e monitoraggio con centrale operativa H24 forniscono dati puntuali sui tentativi di accesso, sugli incidenti prevenuti, sul tempo di intervento.
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Report periodici, estratti dai sistemi di vigilanza, diventano la base documentale su cui costruire i KPI di sito.
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Grazie a sistemi digitali integrati, oggi il manager operativo del sito può consultare in tempo reale lo stato della security, ricevere alert e analizzare statistiche evolute, intervenendo rapidamente in caso di criticità.
Misurare la security significa uscire dalla logica del “sentito dire” e fondare la gestione su dati certi: numero di intrusioni bloccate, tempi di intervento, perdite ridotte e livelli di controllo accessi. Solo così il Capo impianto può guidare l’innovazione nella protezione dei beni aziendali e garantire stabilità operativa anche nei contesti più competitivi e complessi.
Un plant manager che padroneggia i KPI di security non solo difende l’azienda dalle minacce esterne, ma contribuisce a costruire una cultura della sicurezza attiva, consapevole e orientata ai risultati. Questo è il valore aggiunto che fa la differenza in un mercato dove la tutela del patrimonio industriale è la nuova frontiera della competitività.